I racconti brevi hanno un potere raro: condensano un mondo in poche righe.
Questo è il primo di una serie che pubblicherò sul blog.
Buona lettura, e se vi va lasciate un commento: i racconti, dopo tutto, esistono anche per essere riletti attraverso gli occhi degli altri.
Lars e Theo si trovavano nella sezione “en plain air” dell’allevamento intensivo. Questo significa che, potevano godere dell’aria fresca e della luce del sole e avevano uno spazio minimo entro il quale poter camminare. Le cose sarebbero potute andare molto peggio. Altri polli vivevano immobili, in batterie, costretti all’alimentazione forzata e attaccati l’uno sull’altro. Finivano con l’impazzire. Altri, invece, se la passavano meglio, potevano razzolare all’aperto e avevano diverse comodità, ma il loro destino era lo stesso: decadenza e morte e, soprattutto, assenza di libero arbitrio. La loro vita non dipendeva da loro, al massimo, potevano avere un’influenza sul loro destino attraverso l’atteggiamento che avevano verso i loro padroni. Ma essendo questi volubili e concentrati solo sui propri interessi, i polli, in realtà, non è che avessero molto margine dei manovre sulle proprie vite.
Lars aveva capito qual era la situazione ma Theo era l’unica persona con la quale poteva confrontarsi senza poter essere scambiato per pazzo.
I padroni, del resto, non si rendevano conto, o forse, simulavano di non rendersi conto, che i polli avrebbero voluto essere liberi e sviluppare il proprio sé.
I padroni, per evitare che i polli si unissero e si ribellassero, o peggio, si uccidessero in massa, sfruttavano diverse strategie, che cambiavano in funzione dello stato evolutivo dei polli. Da molto tempo, comunque, avevano iniziato a nascondersi e a portare avanti un piano di invisibilità: i padroni non esistevano. Come sarebbe stato possibile ribellarsi a qualcosa che neanche esisteva?
Lars: “Theo, secondo te, come sono nate queste teorie secondo cui, la tua realtà è una rappresentazione della tua volontà – più o meno consapevole -? Io non ho scelto la vita che avrei voluto e questo perché, sebbene avessi sempre avuto le idee chiare sui miei desideri, non si sono mai lontanamente presentate delle possibilità per realizzare i miei piani”. Intanto aveva iniziato a piovere e un robot gli intimava di tornare nel pollaio, un luogo sporco e piuttosto squallido, dove avrebbero passato la notte. “Vedi, io non avrei voluto vivere qui, e non so come uscirne. E poi, a me, nessuna gallina mi vuole perché sono brutto. E non ho deciso io di avere questa faccia. Qual è lo scopo di stare qui a soffrire?”
Lars in realtà non era affatto brutto. I padroni gli avevano impedito di accoppiarsi perché stavano dando la priorità all’allevamento di una nuova razza ibrida con caratteristiche particolari, e lui intanto impazziva domandandosi cosa non andasse in lui.
Aveva anche tentato di togliersi da quel luogo fangoso, ma ogni tentativo era andato a vuoto. I padroni, tramite un sistema di controllo elettrico, non consentivano che i polli uscissero fuori dal perimetro a loro consentito. E Lars aveva compreso che ci fosse qualcosa, di esterno alla propria volontà, che bloccasse ogni suo tentativo. Alcuni polli avevano iniziato a diffondere una teoria secondo cui la situazione di Lars, e di pochi polli che tentavano una simile impresa, fosse colpa sua. Inconsapevolmente lui voleva rimanere in questa situazione. Se avesse visualizzato la situazione che desiderava, assieme ad altri rituali, sarebbe riuscito a cambiare la propria condizione. Ovviamente, queste teorie erano campate in aria. I padroni, che controllavano attivamente i polli, furono informati di queste teorie e decisero di fomentarle. Ad esempio, per questi polli, c’erano dei piccoli contentini. Delle banali illusioni, che li facevano impegnare in cose senza senso.
Theo: “Non lo so, ma oltre a questa fuffa, io oserei andare oltre. A volte ho l’impressione che tutte queste strategie di guarigione dei problemi psichici per cambiare la nostra realtà, sia un vano tentativo di razionalizzare e trovare una situazione che è contestuale alla nostra realtà, e quindi impossibile da risolvere. Se questo si venisse a sapere, tutti i nostri sforzi sarebbero concentrati nel lasciare questa realtà in massa il prima possibile, e a comprendere come non tornarci mai più. Guarda le facce dei polli che sono in giro. Quando, finita la giovinezza, cadono le illusioni di ricerca di felicità, i polli iniziano a essere depressi o aggressivi, verso gli altri, tranne qualche rara eccezione. Vorrei tanto sbagliarmi.
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